Biancani “La Regione si attivi per regolamentare dove poterli realizzare. Dobbiamo puntare alle rinnovabili ma dobbiamo dire NO agli impianti fotovoltaici a terra nei terreni agricoli.”
Tutta Europa, meritoriamente, si sta muovendo verso un maggior utilizzo delle fonti rinnovabili e anche l’Italia sta iniziando a mettere in campo incentivi e agevolazioni per garantirne, giustamente, lo sviluppo. Sia il PNRR che il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) 2030, infatti, puntano molto sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, per rilanciare l’economia e andare verso soluzioni più sostenibili per l’ambiente.
Tra gli impianti figurano, naturalmente, anche quelli fotovoltaici, i quali possono essere realizzati in diversi modi. Difatti, un impianto fotovoltaico può avere varie dimensioni ed essere ubicato a terra o sui tetti o anche rialzato, rispetto al terreno, per consentire comunque delle attività a terra, come nel caso degli impianti nei parcheggi o degli impianti agrivoltaici, dove sotto al pannello è possibile continuare a coltivare.
Il governo, con il Decreto Semplificazione Bis li ha considerati impianti strategici e ha previsto alcune agevolazioni per la loro installazione. Ha infatti riammesso gli impianti agrivoltaici tra quelli che hanno accesso a finanziamenti nazionali e ha classificato tutti gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili come “opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”.
Questo, da un lato, semplificherà le procedure autorizzatorie degli impianti, ma potrebbe anche dare corso a notevoli problemi nel settore agricolo, per quanto riguarda il consumo di suolo legato agli impianti a terra. Già molte regioni, nella conferenza Stato Regioni hanno richiesto proprio a questo proposito l’apertura di un tavolo di confronto con il governo.
Nelle Marche sappiamo già, purtroppo, cosa vuol dire la corsa al fotovoltaico a terra. Undici anni fa, prima che un’apposita delibera regionale, nel 2010, stabilisse i criteri per le aree idonee e non idonee alla realizzazione di tali impianti, si sono consumati centinaia di ettari di terreni, sottratti alla produzione agricola, in favore di quella energetica, con un notevole impatto anche sul paesaggio.
L’agricoltura, con il suo lavoro, contribuisce infatti a creare quel particolare paesaggio marchigiano, collinare e agricolo, che rappresenta un patrimonio collettivo dei marchigiani e un grande attrattore turistico soprattutto per l’entroterra, dove questo tipo di paesaggio fa da cornice alla coltivazione e produzione di prodotti tipici che sono eccellenze enogastronomiche anche a livello nazionale. Per questo dobbiamo puntare alle rinnovabili ma evitando che si torni a mettere impianti fotovoltaici a terra nei terreni agricoli.
Lo stesso governo ha previsto il problema, tanto da aver chiesto alle Regioni di condividere principi e criteri omogenei per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, puntando a ridurre al minimo l’impatto sull'ambiente, sul territorio, sul patrimonio culturale e sul paesaggio. Il governo ha affidato alle Regioni sulla base di questi indirizzi il compito di individuare le aree idonee e non idonee ai vari tipi di impianti.
Per queste ragioni ho presentato un’interrogazione in Consiglio Regionale, sottoscritta da Micaela Vitri e dal gruppo PD, per chiedere alla Regione di provvedere rapidamente ad aggiornare le linee guida regionali sugli impianti fotovoltaici, in vigore dal 2010, per essere sicuri di garantire la salvaguardia del territorio, del paesaggio, dell’agricoltura e del turismo.
A mio avviso quella della sostenibilità è la strada giusta e l’energia rinnovabile gioca un ruolo fondamentale nel perseguimento degli obiettivi europei di lotta al cambiamento climatico, ed è importante incentivare gli impianti di produzione, ma servono delle regole chiare. La Regione Marche deve governare lo sviluppo di questi impianti, non ostacolandone la costruzione, ma fissando dei paletti e dando dei punti di riferimento che prediligano gli impianti meno impattanti dicendo NO alla loro realizzazione nei terreni utilizzati dell'agricoltura.
Nel caso del fotovoltaico dovremmo, ad esempio, puntare a impianti realizzati sul costruito, utilizzando tetti di edifici agricoli, produttivi e residenziali, limitando gli impianti a terra a quei terreni privi di utilizzo agricolo o alle aree urbane compatibili con impianti rialzati, come ad esempio i parcheggi. Abbiamo, nella nostra Regione decine di migliaia di ettari di superfici occupate da edifici, quindi le aree alternative ai suoli agricoli non mancano di certo. Serve solo la volontà politica di pensare alla sostenibilità ambientale a 360 gradi, perché le scelte che facciamo oggi, sappiamo per certo, che avranno impatti notevoli sul futuro. Pensare ad un consumo di suolo senza regole, anche se è per l’energia rinnovabile, significa non tutelare i terreni agricoli e tutto il valore aggiunto che rappresentano e potranno rappresentare in futuro per i marchigiani, in termini ambientali, economici e di qualità della vita.
Andrea Biancani
Vicepresidente Consiglio Regione Marche