Da Pesaro a Tokio e ritorno. Il pesarese Matteo Giunta, ospite del Panathlon Club Pesaro ha ripercorso le tappe della sua carriera, a partire dalle prime bracciate all’ultima, recentissima, gara di Federica Pellegrini.
«Devo ringraziare i miei genitori perché se non mi avessero costretto a fare sport probabilmente non sarei qui e non avrei fatto questo percorso. Lo sport è una scuola di vita, devi sacrificarti, dare tutto te stesso per raggiungere degli obiettivi. Con il nuoto è stato amore e odio. È uno sport ripetitivo, difficile, logorante. Non è un gioco. Ci sono momenti duri, difficili da superare. Una volta smesso di nuotare ho avuto un momento in cui non sapevo se rimanere nell’ambiente. Ho avuto la fortuna di ricevere un’offerta da una squadra importante con atleti di livello internazionale, molto forti. Questo ha fatto si che la mia passione, passando dalla parte dell’allenatore, crescesse. Poi un susseguirsi di esperienze incredibili, a partire dalle Olimpiadi Londra 2012, il culmine del quadriennio olimpico con questa squadra. Da li mi si è aperta l’opportunità, sono rientrato in Italia e ho iniziato a seguire Federica Pellegrini.»
Immancabili gli aneddoti sull’esperienza con Federica Pellegrini. «La differenza tra allenare un atleta italiano, rispetto ad un atleta straniero, sta nelle pressioni mediatiche. Ricevi fortissime pressioni esterne che derivano dalla portata dell’atleta che stai allenando e che rendono il lavoro più difficile. Cercavo di non farmi condizionare da queste pressioni ma mi sentivo schiacciato. Questo fa capire anche quanto sia difficile che un atleta raggiunga livelli così alti per tanto tempo. Federica è sempre stata brava a rialzarsi dopo ogni caduta. Nel 2017 ha ottenuto risultati che nessuno si aspettava, anche noi lo bisbigliavamo soltanto. Dopo l’oro conquistato ai Mondiali di Budapest ha scelto di prendere un periodo di “riposo” con allenamenti e gare meno impegnativi. Poi a fine 2018 abbiamo iniziato a spingere in vista delle Olimpiadi di Tokio, un periodo ricco di soddisfazioni, fino all’arrivo del covid. Il rinvio dei giochi olimpici ha complicato le cose, abbiamo staccato un po’, per non affaticarla troppo, cosa che non le avrebbe giovato. Quando abbiamo ripreso a spingere in vista delle Olimpiadi si è ammalata e questo ha rovinato i piani. Gli strascichi hanno reso difficile tornare ai livelli consueti. Gli obiettivi iniziali erano diversi, ma volevamo provarci, fare il possibile e ottenere il massimo. È arrivata questa quinta finale olimpica, e non c’era altro modo per chiudere la sua carriera. Guardando al futuro tornerò a Verona, dove ho un gruppo di atleti in fase evolutiva. Alcuni di loro hanno forti ambizioni per Parigi 2024, altri invece punteranno agli europei di Roma.»
Alla serata erano presenti anche Luisa Patrignani, presidente della Vis Sauro nuoto team, e Gianluca Riguzzi Presidente del Panathlon Club Rimini.
La serata ha visto anche l’ingresso di due nuovi soci, Michele Cardinali e Alessandro Gennari, entrambi provenienti dal mondo del basket.
«La grande passione per lo sport. La voglia di migliorarsi quotidianamente. La meticolosità nello svolgere il proprio ruolo di allenatore senza lasciare nulla al caso. L'etica sportiva e l'etica del lavoro. Sono questi i valori emersi durante la chiacchierata con Matteo Giunta, eccellenza dello sport pesarese. Valori a cui il Panathlon è da sempre indissolubilmente legato» ha commentato nel corso della serata il Presidente del Club di Pesaro Angelo Spagnuolo.