Acqualagna denuncia lo Stato italiano alla Commissione europea per inadempimento del diritto comunitario

Acqualagna denuncia lo Stato italiano alla Commissione europea per inadempimento del diritto comunitario

Tartufo e contraddizioni normative. La denuncia: “E' l’unica soluzione al problema, che va avanti da troppo tempo”

A pochi giorni dall’inaugurazione del 50° anniversario della Fiera Nazionale del Tartufo Bianco (domenica 25 ottobre), Acqualagna, capitale del tartufo e crocevia internazionale della produzione, del commercio e della degustazione del prezioso tubero, denuncia lo Stato italiano alla Commissione europea per inadempimento del diritto comunitario, in riferimento alle "contraddizioni" legislative che regolano il mercato del tartufo. Dopo il silenzio di questi anni, nonostante le ripetute audizioni e petizioni, l’ultima quella presentata da Alba al Parlamento europeo, e vane rassicurazioni, Acqualagna passa alla denuncia, stanca di una situazione normativa contraddittoria che persiste da troppo tempo e per la quale nulla è stato fatto. Per Acqualagna, l’unica soluzione al problema è appunto quella di denunciare lo Stato italiano. Denuncia che è stata spedita questa mattina a Bruxelles.

Per Acqualagna sono due le norme del diritto comunitario violate dallo Stato Italiano: “il non riconoscimento del prodotto tartufo come prodotto agricolo, nonostante la diretta applicabilità dei Regolamenti dell’unione Europea del 2013. E in secondo luogo, l’indetraibilità assoluta dell’imposta sul valore aggiunto sancita dalla Legge Finanziaria 2005, introdotta in Italia e in contrasto con le regole e le procedure previste dalla Direttiva Comunitaria”. Il tartufo, infatti, resta esplicitamente escluso dal novero dei prodotti agricoli con applicazione dell’iva al 22%.

“Se l’Iva non può essere scaricata – si legge nell'atto di denuncia - questa si trasforma in costo notevole per l’azienda che la ricarica sulla vendita al consumatore con l’ulteriore inconveniente dell’indetraibilità assoluta della stessa pagata dal cessionario (acquirente di tartufi) e della penalizzazione del mercato nazionale ma soprattutto internazionale del tartufo, in seguito all’evidente aumento del prezzo. È evidente, pertanto, la palese, grave ed ingiustificata discriminazione di suddetta situazione, con vistosi riflessi sui consumatori e sulla libera circolazione dei mercati, principio cardine dell’Unione Europea. Per questo chiediamo l’introduzione dell’Iva al 4%, al pari degli altri prodotti agricoli”.

La Commissione europea ha tempo 12 mesi per valutare l’atto di denuncia del comune di Acqualagna e  decidere se avviare una procedura formale di infrazione nei confronti dello Stato Italiano.

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