di Luca Petinari

Arriva da Melbourne, Australia, la nuova reginetta dello slacker-pop. Slacker, letteralmente, significa "pelandrone", ma definire Courtney Barnett con questo aggettivo solo per il suo modo "scazzato" di suonare e cantare è alquanto deviante come concetto. La sua maniera di interpretare i brani ricorda la tradizione folk americana di Dylan, con il suo non-seguire vocalmente la melodia che lo strumento produce creando un netto distacco tra cantato e suonato. Ma gli accostamenti sono più che leciti anche con eroine al femminile come PJ Harvey e Patti Smith, mentre sul lato slacker prende appunti dalle attitudini scanzonate dei Pavement.

Cresciuta a pane e Nirvana, conditi dai Pixies e dalle sfumature di Kim Deal e i suoi Breeders, la Barnett arriva a questo esordio con i riflettori degli addetti ai lavori già puntati addosso. Infatti la cantautrice australiana aveva già fatto parlare di sé con i due EP che hanno anticipato questo debutto, intitolati  'I've Got a Friend Called Emily Ferris' e 'How To Carve A Carrot Into A Rosea', poi uniti in una raccolta chiamata 'The Double EP: A Sea Of Split Pea' uscita nel 2013.

'Sometimes I Sit And Think, Sometimes I Just Sit' è l'LP d'esordio di Courtney Barnett e già dal titolo lascia trapassare una certa simpatia e un tono divertente nelle canzoni che lo compongono. Bastano da sole le prime Elevator Operator e Pedestrian At Best a testimoniare questa tendenza vivace e rumorosa. Non mancano anche momenti più intimisti come Depreston e Small Poppies a completare un campionario di brani che già da ora si attestano tra i più memorabili di questa prima, ottima parte di 2015.

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