Il rilancio del sindaco sull'identità digitale e grafica: "comunicare meglio e di più per raccontare chi siamo"
di Francesco Nonni
Alla ricerca del filo conduttore: «La città deve comunicare meglio e di più. La confusione è grande: bisogna semplificare, sintetizzare la serie infinita di immagini e parole d’ordine. Per raccontare chi siamo c’è bisogno di un’identità unica», dice Matteo Ricci. Di qui ‘#wepesaro’ con applicazioni relative, svelate dal sindaco agli operatori: «La promozione richiede almeno un ambito regionale. Il city brand è l’identità grafica e digitale, costruita su quello che siamo. Senza costi. Ogni pesarese diventa protagonista del racconto. Il successo? E’ nella ripetitività del messaggio. Se lo applicheranno migliaia di persone, funzionerà». Gli sbocchi sono correlati: «Web, canali social, cartellonistica, arredi urbani. A partire dalla rotatoria all’uscita dell’autostrada e dalla stazione del treno. Luoghi simbolo per dare segnali». Per cui, continua Ricci, «tutto ciò che è pubblico deve stare dentro quella comunicazione. Vale anche per i progetti di riqualificazione del centro e del mare, che presenteremo nelle prossime settimane. E per quello che produciamo nel merchandising o sul cartaceo». Il Comune, quindi, dovrà crederci per primo: «Se non lo facciamo, scrivetemi e fatemi ‘un mostro’ – ha proseguito Ricci -. E’ stato fatto un totem per promuovere il festival di Zingaretti senza city brand: primo errore, lo cambieremo subito». Tra il serio e il faceto: «Se adesso dal Comune escono comunicazioni senza city brand il responsabile lo ‘prendiamo a martellate’». Ma sono ben accette sponde dal settore privato: «Ristoratori, bagnini, commercianti, albergatori, società sportive, aziende: chi vuole essere protagonista della campagna applichi il city brand. Se tutti lo faranno, la cosa diventerà interessante. Vogliamo coinvolgere più soggetti possibili. Anche per questo abbiamo scelto una forma grafica duttile, in modo che ognuno possa valorizzare la sua specificità». Insomma: «Dentro i dieci loghi base per macrosettori, che noi mettiamo a disposizione di chi vuole, ognuno può essere protagonista. Le polemiche? Oggi non si copia più niente nella comunicazione. Il city brand siamo noi, con i nostri contenuti». Insiste: «più cose escono dai nostri smartphone che raccontano Pesaro, firmate con l’hashtag #wepesaro, più viaggia l’identità digitale. Insisteremo sull’estensione del wi-fi libero e rifaremo il sito del Comune». Conclude: «Con il city brand arriveranno più turisti? No. Ma è un pezzo di strategia di una città che vuole comunicare di più e meglio, con un’identità digitale riconosciuta. Siamo pronti per partire: ogni sei mesi ci aggiorneremo per lavorare sui punti che non vanno». Partono le slide di Cristiano Andreani (The Garage Creative Studio): «La base? Sono le dieci declinazioni su musica; cultura e centro storico; relax e mare; arti; accoglienza; mobilità; enogastronomia; natura ambiente e territorio; eccellenze made in Pesaro”. Chi vorrà, in attesa del sito da cui scaricare il materiale, potrà richiedere il kit digitale con isotipo e logotipo base (redazioneturismo@comune.pesaro.it), per personalizzare poi l’hashtag come meglio si crede. E anche la dotazione sticker, da applicare sulle vetrine. Il city brand può comunicare una passione o una manifestazione. Lo stanno già utilizzando Rof, risorante il Falco, Orchestra sinfonica Rossini. Tanto per fare esempi». Non mancano le edizioni speciali per Domus dell’Abbondanza, Rossini, Tonino Benelli. Si chiude con la ‘gift box’ griffata #wepesaro’ in partenza per l’Expo, per ora prodotta in mille esemplari. Dentro le scatole, nota Valerio Vergari, responsabile comunicazione distretto culturale evoluto Pesaro ci sono «prodotti gentilmente offerti da aziende del pesarese, abbinati al merchandinig creativo: dvd dell'Orchestra Sinfonica Rossini con i concerti del tour giapponese, birra del Catria artigianale, la moretta de ‘Il gusto senza tempo’ di Piandimeleto, le confetture della Fattoria del Borgo, la linea delle pentole cocotte Alluflon di Mondavio, la pasta di grano integrale di Flaminia Montefeltro, azienda di Cagli e il miele di Gabbanini di Urbino». La gift box, esprime il concetto di comunità, ma anche quello di associazione di idee e interessi. C'è uno scambio tra la necessita di promozione del territorio e quella dei singoli produttori. Che possono diventare i primi ambasciatori del territorio».