DIGITALE, GREEN E SILVER ECONOMY: IL LAVORO DEL FUTURO NELLE MARCHE

DIGITALE, GREEN E SILVER ECONOMY: IL LAVORO DEL FUTURO NELLE MARCHE

Tra il 2024 e il 2028 le Marche avranno un fabbisogno occupazionale complessivo di 84.500 mila unità di cui 78 mila lavoratori che andranno a sostituire quelli in uscita e 6.500 nuovi ingressi che amplieranno il totale degli occupati marchigiani. La richiesta di dirigenti e professioni ad elevata specializzazione sarà di 15.900 lavoratori più 14.900 tecnici. Inoltre serviranno 10 mila impiegati, 16.400 addetti qualificati nel commercio e nei servizi, 13.900 operai specializzati e 5.600 conduttori di impianti.

 

 

 

Bordoni (Cna): “nei prossimi cinque anni si avrà una crescita occupazionale per le Marche nei settori legati alla salute e al benessere ma anche nei settori informatici e ad alta intensità tecnologica. Altri comparti dove ci si attende un aumento di occupati sono le costruzioni grazie agli investimenti green, la filiera del commercio e del turismo, la meccatronica.”

 

Competenze digitali, green e legate alla silver economy.  Saranno queste le professionalità più richieste dal mercato del lavoro marchigiano nei prossimi cinque anni. E’ quanto emerge dai dati Excelsior Unioncamere elaborati dal Centro Studi Cna Marche.

“Rivoluzione digitale, transizione verde e invecchiamento della popolazione” afferma il segretario Cna Marche Moreno Bordoni “saranno gli elementi centrali del mercato del lavoro tra il 2024 e il 2028. Serviranno nuove figure professionali legate all’intelligenza artificiale e alle energie rinnovabili. La terza transizione sarà quella demografica. Nei prossimi cinque anni, secondo l’Istat, aumenteranno dell’8 per cento gli over 60 e diminuiranno del 4 per cento i marchigiani in età da lavoro tra i 18 e i 59 anni. Si porrà il problema di reperire nuove figure professionali che possano sostituire chi va in pensione. Inoltre l’invecchiamento della popolazione creerà nuovi mercati e nuovi posti di lavoro nei servizi culturali, turistici, immobiliari e assicurativi. Di fronte a questo scenario occorre che istituzioni, scuole e imprese si muovano per tempo al fine di creare le figure professionali richieste. Serviranno politiche attive del lavoro che provvedano a superare la carenza di lavoratori qualificati richiesti dalle imprese insieme a misure di welfare che facilitino l’occupabilità femminile e giovanile”

Tra il 2024 e il 2028 le Marche avranno un fabbisogno occupazionale complessivo di 84.500 mila unità di cui 78 mila lavoratori che andranno a sostituire quelli in uscita e 6.500 nuovi ingressi che amplieranno il totale degli occupati marchigiani.  La richiesta di dirigenti e professioni ad elevata specializzazione sarà di 15.900 lavoratori più 14.900 tecnici. Inoltre serviranno 10 mila impiegati, 16.400 addetti qualificati nel commercio e nei servizi, 13 900 operai specializzati e 5.600 conduttori di impianti.

Al netto del settore agricolo i fabbisogni occupazionali delle Marche coinvolgeranno 83.200 persone di cui 28.800 con formazione terziaria (laurea, ITS Istituti Tecnici Superiori e AFAM Alta Formazione Artistica Musicale), 23.300 con diploma di scuola secondaria superiore tecnico professionale, 3.600 con diploma liceale, 18,200 con qualifica di formazione o diploma professionale e 9.300 con licenza media.

“Si prevede” precisa Bordoni “che nei prossimi cinque anni si avrà una crescita occupazionale per le Marche nei settori legati alla salute e al benessere ma anche nei settori informatici e ad alta intensità tecnologica. Altri comparti dove ci si attende un aumento di occupati sono le costruzioni grazie agli investimenti green, la filiera del commercio e del turismo, la meccatronica. A risentire più di altre della contrazione della domanda saranno invece le filiere della moda e del legno arredo.  Oggi il 52 per cento delle qualifiche richieste non si trovano costringendo le aziende a rinunciare ad assumere, con ripercussioni negative sul Pil regionale.  E’ indispensabile favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro con uno sforzo congiunto di Regione, Università. ITS, istituti professionali, Centri per l’impiego e associazioni di categoria. Abbiamo cinque anni per lavorarci. Cerchiamo di non sprecarli.”

 

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