Ecco “Yoga in carcere”, dedicato alle detenute della sezione femminile del carcere di Pesaro

Ecco “Yoga in carcere”, dedicato alle detenute della sezione femminile del carcere di Pesaro

Si chiama “Yoga in carcere” il progetto rivolto alle detenute della sezione femminile del carcere di Pesaro, che da sabato 6 aprile cominceranno a praticare una volta alla settimana, la disciplina. Un’iniziativa di totale karma yoga (servizio in volontariato) nato da un’idea di Manuela Andreani, realizzatrice e coordinatrice del progetto, con il patrocinio dell’assessore allo Sport Mila Della Dora, e del direttore della Casa Circondariale di Pesaro Annalisa Gasparro.

 

 

 

«Un bellissimo progetto che si pone l’obiettivo di far riflettere, prendere consapevolezza del nostro corpo e della propria mente – ha commentato l’assessore Della Dora -. Nell’anno della Capitale italiana della cultura 2024 abbiamo scelto di rafforzare questo tipo di sensibilità, legata allo sport e al benessere della comunità. Ringrazio gli organizzatori e la direttrice della Casa Circondariale».

Un progetto che, come spiega Manuela Andreani, coerentemente con i temi di responsabilità e legalità, nasce con l’obiettivo di vedere il carcere «come un luogo in cui restituire qualcosa al detenuto lungo il suo percorso, affinché non venga ripristinato una volta uscito lo stato di illegalità. Il carcere deve essere un luogo di lavoro su se stessi, dentro se stessi». Le ripercussioni della pratica dello yoga all’interno di un contesto carcerario e su persone che devono vivere una situazione di costrizione forzata, possono essere secondo Andreani: «una diminuzione del livello di aggressività che ciascun detenuto riversa sui compagni e su se stesso e una maggiore serenità d’animo, che spinge al superamento delle dinamiche di isolamento e ulteriore emarginazione di alcuni detenuti». E continua: «Yoga vuol dire in sanscrito unione. L’unione si intende come integrazione di se stessi, integrazione di mente, corpo, respiro e cuore attraverso la ricerca della personale armonia interna ed esterna. Promuovendo l’ascolto, la presenza e il rispetto del corpo, il praticante può rinnovare la consapevolezza dei valori utili al proprio benessere interiore e funzionali al progetto ultimo della detenzione, ossia favorire un reinserimento sociale dignitoso e di successo duraturo. Crediamo nelle potenzialità della pratica dello yoga in tutte le condizioni e vogliamo portarla anche dove più difficilmente arriverebbe, farla conoscere e metterla a disposizione di persone che vivono, hanno vissuto, hanno provocato sofferenza; perchè una civiltà che dimentica i detenuti non può dirsi una società civile. Spesso lottiamo intimamente cercando di allontanare, alienare, ciò che è scomodo e dannoso, inaccettabile anche a noi stessi. Al contrario, praticare l’inclusione dell’inaccettabile, insegnare in un luogo dove la maggior parte delle persone eviterebbe di andare, ci fa sentire parte attiva di un progetto di cambiamento, di speranza collettiva, motori di una ripresa umana per l’umanità stessa. Questo progetto vuole fare la propria parte per la diffusione dello yoga come strumento attuativo di integrazione, personale e sociale. L’insegnamento dello yoga in carcere assume particolare efficacia in termini di recupero della presenza fisica, mentale ed emotiva». 

La visione che ha del carcere la nuova dirigente Annalisa Gasparro è infatti quella di un luogo in cui “restituire qualcosa” al detenuto lungo il suo percorso, un luogo in cui cominciare a praticare l’assunzione di responsabilità, affinché non venga ripristinato, una volta uscito, lo stato di illegalità. Così la direttrice della Casa Circondariale: «Quella della detenzione femminili è una situazione abbastanza peculiare. Una condizione che, a mio avviso, non viene sempre guardata con la dovuta importanza, vuoi per la percentuale minore delle donne detenute rispetto alla popolazione per la quale è stato pensato l’impianto dell’ordinamento. Abbiamo accolto il progetto con entusiasmo perché mette la condizione della donna al centro, attraverso la pratica, importante e riabilitativa, dello sport».

Partner determinante la società King Spa, con il suo nuovo store KING (via Gagarin 126 a Pesaro), che ha donato al settore femminile del carcere di Pesaro i tappetini su cui praticheranno le detenute. Prezioso il supporto del comandante Nicandro Silvestri, del Sostituto Commissario Tiziano Tontini e del capo area giuridico pedagogica Enrichetta Vilella. 

 

 

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