Vis Pesaro, lettera ai genitori: ringraziamenti e riflessioni di un allenatore

Vis Pesaro, lettera ai genitori: ringraziamenti e riflessioni di un allenatore

"Vi saluto con la speranza che nel mondo del calcio giovanile non si rivedano più certi comportamenti"

di Diego Tarini e Sauro Saudelli - rispettivamente allenatore Pulcini 2006 e coordinatore settore giovanile Vis Pesaro

Cari Genitori,​ vo​levo ringraziare chi ha avuto la pazienza di dedicare un po’ del suo tempo martedì pomeriggio al campo di Villa Fastiggi al termine degli allenamenti…

Personalmente è stato un momento importante.

Per chi non era presente, cerco di trascrivere​gli aspetti che sono emersi.

​Abbiamo preso spunto da un messaggio di un genitore che esprimeva la sua felicità per “le vittorie e le prestazioni” dei pulcini 2006 nelle ultime partite.

Al termine degli allenamenti io ed Elisa abbiamo chiesto ai bambini quale di queste quattro parole gli piacesse di più, quale sentivano più loro:

1- vittoria
2- prestazione
3- gioco
4- impegnoLa parola più “votata” è stat​a​ IMPEGNO e la seconda GIOCO. Per quanto riguarda la parola PRESTAZIONE, molti di loro non ne sapevano nemmeno il significato. Della parola VITTORIA in diversi hanno detto che quando affrontano una partita o un torneo ci vanno provando a vincerlo.​Nella visione di un bambino, penso sia una cosa sana che si ritrova in molte attività, dal gioco delle carte fino a “nascondino”.
Dopo aver ascoltatoqueste risposte​, ​senza giudicarle,​abbiamo chiesto ai bambini se gli avesse fatto piacere condividere questi pensieri con i “grandi”… e così ci siamo ritrovati in cerchio sul campo sintetico per circa un quarto d’ora.
Siamo partiti da queste quattro parole e siamo arrivati alla conclusione che una squadra di settore giovanile (giocatori e allenatori) non​andrebbe giudicata dalle VITTORIE di partite o tornei o dalle PRESTAZIONI (termine adatto al calcio dei più grandi). Ma se proprio qualcuno sente la necessità di dare il suo giudizio, potrebbe provare a fare una valutazione sugli aspetti che appartengono ad una squadra di pulcini, quindi sull’IMPEGNO e sul GIOCO (inteso come coinvolgimento di tutti i giocatori).
Abbiamo voluto sottolineare che le belle partite del torneo di Morciano non sono frutto di schemi, ​scelte e ​movimenti imposti da noi allenatori, giocate pilotate come alla playstation. ​Noi non ci permetteremmo mai di dire “Avete visto come giocano bene quest’anno? Adesso sì che hanno imparato a giocare…​”​. Crediamo invece fermamente che è tutta “farina del loro sacco”.​ Il metodo in cui crediamo si sforza di non dare soluzioni ai giocatori ma problemi da risolvere (“l’allenatore deve insegnare a pescare, non tirare fuori il pesce”). Uno dei nostri obiettivi principali è quello di fare innamorare i bambini allo sport (i libri, la musica, i video che condividiamo al campo ne sono un esempio). L’allenatore che fa il duro con i ragazzi “per il loro bene” non ci appartiene. Crediamo infatti che i risultati duraturi si otterranno se l’impegno, la fatica e il sacrificio nascono da una scelta libera di un ragazzo autonomo. Ma per arrivare a questo crediamo che sia fondamentale prima appassionarsi allo sport. Non si avranno motivazioni sufficienti per continuare a giocare ​quando si cresce se da piccoli non si ha provato il piacere per il movimento. Educare non vuol dire buttare dentro nozioni o addestramenti, ma viene dal latino “educere” che significa tirare fuori… tirare fuori quello che ogni bambino e giocatore ha dentro di sé come potenziale. Ma questo percorso è lungo, serve pazienza ed è il frutto dell’allenamento di questi mesi e di chi li ha allenati prima di noi. C​hi li ha allenati con pazienza (“oggi semino, domani raccolgo”), aspettando i diversi tempi di crescita di ogni bambino​, perchè “non siamo tutti uguali ma tutti diversi”.​Non ci permetteremmo mai di andare a dire “questi 2 bambini non sono da Vis Pesaro… sarebbe meglio non averli nel gruppo il prossimo anno”.
Chi li ha allenati senza accellerare i tempi, lasciandogli vivere quelle esperienze che possono e devono fare adesso​, senza bruciare le tappe pretendendo che giochino un calcio “da adulti”. Noi non costringeremmo mai​​ dei​bambini di 8 anni a giocare a due tocchi​, perchè crediamo che sia una violenza per la loro indole e una grossa ignoranza degli obiettivi della scuola calcio, che in questa fascia d’età prevedono tanti e ripetuti contatti con la palla e dribbling.

Chi li ha allenati rispettandoli tutti, dando a ciascuno il proprio spazio​ .​​S​enza spremere sempre gli stessi giocatori per vincere il torneo a tutti i costi​. Noi non convocheremmo ​10​ bambini ad un torneo alla mattina per poi riportare gli stessi ​al pomeriggio, lasciando a casa tutti gli altri, perchè “Non possiamo andare a fare le figuracce !!!“. Sarebbe non solo una grande mancanza di rispetto per tutta la squadra ma anche vietato dal regolamento della FIGC.

Mi scuso se ho urtato la sensibilità di qualcuno con queste mie considerazioni. E se qualcuno (pochissimi o magari nessuno) continua ad appoggiare certi comportamenti, a mio avviso, dovrebbe rifletterci. Quando io ed Elisa​ a settembre 2015​ abbiamo iniziato ad allenare i pulcini 2006 ci siamo trovati di fronte un gruppo non unito. Arrivati ​sul campo sintentico, i primi 10 minuti di ogni nostro allenamento i bambini sono liberi di giocare a quello che vogliono e solitamente prendono due palloni e si mettono a giocare nelle due porte da calcetto speculari una all’altra. Un gruppetto di pochi andava in una porta e il grosso del gruppo nell’altra. Subito ci siamo accorti che quella divisione non era casuale… e osservando con attenzione abbiamo notato che nel gruppetto erano ammessi solo “quelli che avevano vinto il torneo” e gli altri dovevano stare dichiaratamente dall’altra parte. L’osservazione è stata confermata dalle parole dei bambini quando dopo qualche allenamento ci siamo ritrovati in cerchio e abbiamo finalmente affrontato la cosa. Vi assicuro che ricucire quello strappo non è stato semplice. Il tempo e le energie spese sono state davvero tante mentre sarebbero potute essere utilizzate anche per altri obiettivi. Ma dedicare uno sforzo in quella direzione era necessario, è stato il primo passo per rigettare le basi e andare avanti.
Ora, alla luce della situazione attuale del gruppo mi sento di dir​vi​ GRAZIE​.​G​razie a chi non ha mai compiuto “invasioni di campo” anche se non condivide​va​ del tutto il nostro operato.
​G​razie a chi ha permesso, anche solo con il silenzio, di vivere un clima sereno senza pressioni.
​G​razie a chi ha contribuito a creare un ambiente di gioco sportivo a misura di bambino.
E grazie a chi ha avuto la voglia di leggere fino in fondo quest​i pensieri​.Vi saluto con la speranza che nel mondo del calcio giovanile non si rivedano più certi comportamenti.

A presto. Diego

Grazie a te, Diego. Grazie per la sensibilità, per l’educazione, per l’impegno quotidiano che metti assieme ai tuoi colleghi educatori (non allenatori) delle nostre categorie dell’attività di base (5-12 anni) a favore dei nostri bambini vestiti di biancorosso. Personalmente sono orgoglioso di collaborare e dare il mio modesto contributo ad una Società dove l’attività giovanile di base viene svolta tenendo presente in maniera prioritaria quanto riportato dalla “Carta dei diritti dei bambini” (New York – convenzione sui Diritti del Fanciullo – 1989) e dalla “Carta dei diritti dei ragazzi allo Sport” (Ginevra 1992 – Commissione Tempo Libero O.N.U.), in modo che ad ogni bambino e bambina siano assicurati: 1) Il diritto di divertirsi e giocare 2) ildiritto di fare sport 3)il diritto di beneficiare di un ambiente sano 4) il diritto di essere circondato ed allenato da persone competenti 5) il diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi 6) il diritto di misurarsi con i giovani che abbiano le sue stesse possibilità 7) il dirittodi partecipare a competizioni adeguate alla sua età 8)il diritto di praticare sport in assoluta sicurezza 9) il diritto di avere i giusti tempi di risposo 10) IL DIRITTO DI NON ESSERE UN CAMPIONE.

Sauro Saudelli

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